Associazione Culturale DaydreamingProject in collaborazione con Knulp presenta
OPERA P
Via crucis psichiatrica di un uomo qualunque
mostra di Boris Fernetich
VENERDI 2 novembre 2018 ore 19 – Knulp – Via Madonna del Mare 7a Trieste
a cura di Nanni Spano
Sarà presente l’artista
La mostra proseguirà fino al 3 dicembre 2018
Sono passati quaranta anni dal maggio del 1978, anno in cui entrò in vigore la Legge 180 conosciuta come Legge Basaglia. L’Associazione Daydreaming Project, in occasione del quarantennale, propone la mostra OPERA P, di Boris Fernetich che fu protagonista e testimone di quegli anni, non solo nella veste di infermiere (dal 1973 prima all’interno dell’ex OPP poi al centro di Domio fino al 1993) ma anche con la sua testimonianza artistica e pittorica proposta nella nostra sede del Knulp. La sua è quindi una doppia testimonianza di quegli anni, di cui è importante, soprattutto in tempi di riflusso dove tutto viene rimesso in discussione, mantenere viva la memoria storica.
Parlare di quegli anni con Boris è come ascoltare un fiume in piena, tanto sono vividi e appassionati i suoi ricordi: i suoi rapporti con i pazienti, con le istituzioni che si apprestavano a un radicale cambiamento nell’approccio della cosiddetta follia, dove per la prima volta (come disse Franco Basaglia) in primo piano veniva messa la persona, il malato – e non la malattia.
Le tele di Boris raccontano, come una Via Crucis laica, un processo di perdita di dignità e sofferenza che non si conclude con una crocifissione e una sconfitta, ma con una liberazione, descritta in maniera chiara nella tela dove Marco Cavallo e le persone accolte escono dal cancello aperto dell’ex OPP e si riprendono gli spazi della città da cui erano stati in qualche modo esclusi.
La pittura di Boris Fernetich è netta, ruvida, sanguigna; l’utilizzo di diverse tecniche con grande maestria, dalla pittura a olio, all’acrilico, a innesti materici come reti di metallo non fa che rafforzarne il messaggio rendendolo unico senza riuscire a incasellarlo in una corrente artistica, perché l’arte di Boris è il vissuto, l’immediato che proviene da una profonda esperienza personale. La mostra non vuol essere una rappresentazione nostalgica di un passato o di una esperienza vissuta, ma ci vuole ricordare che segregazione, coercizione e perdita dei diritti è qualcosa contro cui bisogna lottare ogni giorno, perché quanto successo non sia dimenticato e i diritti, soprattutto delle persone più deboli, vengano confermati ogni giorno.
Nanni Spano
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