L’associazione culturale Daydreaming Project e Knulp presentano
ZEITGEISTER
Gli spiritelli del tempo
Mostra di Marcus Gabriel
a cura di Matteo Antonante
presentazione di Carlo Alberto Andreasi
VENERDI 25 settembre 2015 ore 20
Via Madonna del Mare 7a Trieste
Se un uomo vuole familiarizzarsi con la reale storia del mondo, con lo spirito del tempo, non deve andare prima alla state-house o alla court-room. Il sottile spirito della vita deve cercarsi in fatti più vicini. È ciò che è fatto e sofferto in casa, nella costituzione, nel temperamento, nella storia personale, ad avere il più profondo interesse per noi.
Ralph Waldo Emerson
Già a partire dal titolo di questa mostra, Marcus Gabriel mette in atto, con l’ironia che gli è propria, delle piccole ambiguità di senso. Se ZEITGEIST significa propriamente “spirito di un’epoca” o “genius saeculi”, l’aggiunta del suffisso al plurale, riporta il tutto ad una dimensione più quotidiana, benché ineffabile e fantasmatica, di quelli che potrebbero essere definiti come gli spiritelli dello scorrere domestico delle ore. Queste entità, tutt’altro che inafferrabili, si depositano dolcemente sui piccoli oggetti all’apparenza insignificanti che circondano le nostre vite. Quello che occorre per disvelare le nostre latenti potenzialità visionarie è il giusto punto di vista, il giusto taglio dello sguardo o, per dirlo in maniera più generale, la giusta postura nella rappresentazione: la tecnica fotografica che Gabriel utilizza è il collodio umido, uno dei primi e più misteriosi procedimenti fotografici, riportato alla luce dal crescente interesse per una fotografia più calda e imperfetta, più sensibile agli umori del caso, in netta e programmatica opposizione all’immagine digitale, così stanca e prevedibile, così priva di ogni possibile eros, così lontana dalla magia dell’apparizione e dal lento affiorare dell’inatteso. Si tratta di un processo che si manifesta in maniera molto pesante sull’immagine finale, caratterizzandola fortemente in maniera nettamente riconoscibile. Questa scelta estetica è per Gabriel funzionale al processo di trasformazione, trasformazione dal banale oggetto di uso comune al feticcio magico, dallo scarto consumistico utilizzato e subito gettato, all’entità misteriosa da adorare, da disporre sul comodino assieme ai fantasmi degli antenati famigliari. Se è fin troppo chiaro che fino a qui la fotografia è stata in tutto il suo essere il processo di rappresentazione feticistico per eccellenza – in quanto oggettualizzazione seriale del mondo, in quanto venerazione incondizionata per gli strumenti stessi del fotografare- forse il lavoro di Gabriel intercetta un nuovo Zeitgeist, diametralmente opposto a quello che lo ha preceduto e che consisterebbe nel ridare anima e senso alle cose, nel riappropriarsi di un dialogo intimo con l’inanimato fino al punto di concederci l’idea di una realtà più complessa in cui anche le cose hanno un respiro e una voce.
Carlo Alberto Andreasi
Info
3337245244