DDMagazine febbraio 2008

works:

FRANCESCA MARTINELLI
ELISABETH ENDRES

Elisabeth Endres vive e lavora a Leutersberg, Freiburg, in Germania. Ciò che dipinge é un pensare in immagini, è l’inconscio che parla seguendo i ricordi dell’anima nascosta. Le sue composizioni, che risuonano di una nota surrealista, si ispirano all’idea di Saul Bellow che Elisabeth Endres cita volentieri: “Da quando percepisco consciamente il mondo, mi appare molto strano. Questo legame morboso con termini come Ordine, che in fondo non serve a nessuno. Il mio compito é di essere me stesso. Tu vedi qualcosa che prima non hai mai visto. Hai aperto gli occhi ed ecco qua il mondo. L’hai visto in modo tuo, non come gli altri. E resti fedele a quello che vedi e pensi.”

Francesca Martinelli invece, pone al centro della sua ricerca il Corpo: “Il Corpo parla dei suoi dolori senza usare parole – afferma la Martinelli – È questa la sua grandezza, il suo sapere, il suo aspetto tragicomico, farsesco e grottesco: la sua condanna”.– prosegue la Martinelli – non vorremmo vederlo perché lo temiamo, perché sappiamo che la natura e la vita sono imprevedibili e che lui è frutto di questa imprevedibilità”.

Francesca regala un inno inno al corpo in continua metamorfosi, ai Freaks di ieri e di oggi, ai corpi prossimi ad una dimensione animale, bestiale, alla metamorfosi di un corpo molto più vicino ad una dimensione fisiologica, triviale e caotica dell’universo.

Nei suoi lavori, il Corpo è portatore di Protesi: un decoro non fine a se stesso ma piuttosto come elemento parlante vivo, “aperto”, in continua metamorfosi, enfatizzato nel carattere tramite l’iperbole.

“Il Corpo portatore di Protesi ci spaventa

Il Corpo viene preso in considerazione in maniera ossessiva, in tutti i suoi aspetti, da quello fisiologico, a quello metabolico a quello puramente formale. Il Corpo non immerso in uno spazio asettico, ma nella realtà urbana, rurale, industriale e bellica, o dentro il pollaio della sua infanzia: corpi deformati, smembrati, mescolaio ad altre forme, fusione della specie, corpi destrutturati e mutilati.

“E’ da questa ricerca che nascono le mie creature tra l’umano-animale, nascono le Protesi portate con Eleganza, a voler ricordare anche la “mostruosità” del Bello. Un Bello da uccidere per farlo nascere sotto nuova forma e nuovi canoni”.

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